Il supporto psicologico che viene offerto alla famiglia durante la fase adolescenziale di un figlio è basato sulla convinzione che ogni comportamento, dal più banale e meno spaventoso, ai casi maggiormente complicati e preoccupanti, serve sempre all’adolescente per affrontare la crescita e superare gli ostacoli che incontra durante il suo percorso.
Questo tipo di consultazione ispirata al modello fornariano, fondatore della scuola di psicoterapia del Minotauro di Milano, mira alla condivisione con il ragazzo e con la famiglia di una diagnosi di tipo evolutivo. Ogni adolescente, durante il suo normale percorso di crescita e maturità, si trova ad affrontare dei “compiti evolutivi specifici” come ad esempio la costruzione di una nuova identità, il debutto della sessualità veicolata dal cambiamento corporeo o la separazione dalle figure genitoriali per avventurarsi nel mondo sociale con una propria individualità. Può accadere, durante la normale vita adolescenziale, che avvenga un blocco nel percorso evolutivo e di trovarsi di fronte ad un ostacolo apparentemente insormontabile.
L’obiettivo principale del lavoro di cura psicologica (o consultazione) è quello di aiutare la famiglia e il ragazzo a comprendere come vengono utilizzate determinate strategie nell’affrontare i compiti evolutivi, attraverso un lavoro di mentalizzazione e ridefinizione delle motivazioni che spingono l’adolescente a comportarsi in quel determinato modo. In molti casi la risoluzione del “blocco” può avvenire anche solo grazie a questa capacità di comprensione delle proprie strategie psichiche, ed è a quel punto che il giovane è in grado di riprendere serenamente il proprio cammino verso l’età adulta, utilizzando al meglio tutte le proprie potenzialità.
Durante il lavoro clinico i genitori sono partecipi al percorso, perché attori fondamentali della vita del ragazzo e veri conoscitori della sua intimità psichica.
Lo sguardo clinico è sempre rivolto al futuro, vero obiettivo e motore della vita emotiva di un adolescente. La storia passata del ragazzo viene chiamata in causa esclusivamente per trovare una nuova dimensione nel futuro immediato. Questa modalità favorisce un’alleanza di lavoro con l’adolescente che, impegnato in un percorso di autonomia, non è incline al sentirsi raccontare che quello che oggi è diventato è legato solamente al bambino che è stato.